Durante i seminari di canto classico indiano Kahyal, meglio descritto in seguito, Supriyo affronta gli aspetti principali del canto e sa introdurre al mondo dei Raga con molta semplicità e chiarezza: dalla respirazione all’emissione costante, dal ritmo e agli intervalli, dalle scale alle melodie e glissandi che governano i Raga. In ogni Raga troviamo una cornice in cui si è liberi di muoversi e improvvisare per tornare dunque alla fine del ‘ciclo’ sulle frasi caratteristiche. Ci sono infiniti modi per modificare una frase di sole tre/note note ed è un grande esercizio di variazione sul tema. Un Raga può durare 30/40’ e prevede una notevole preparazione atletica vocale e strategie per gestire al meglio il respiro e l’energia. Con l’esperienza di Supriyo si è guidati anche in questi ambiti ‘performativi’. Durante i concerti oltre all’improvvisazione vocale si assiste a un dialogo musicale fra essa e gli altri strumenti, come le tabla di Federico Sanesi, il bansuri di Marco Coppola, musicisti con i quali ha concertato a conclusione del seminario.
Consiglio di seguire i seminari di Supriyo in Italia (organizzati periodicamente), per mettersi alla prova mnemonicamente, ritmicamente e vocalmente con un’arte raffinata e complessa di cui lui è portavoce autorevole.
Datura Marttina Lo Conte

Qui potete ascoltare diverse tracce: http://www.supriyodutta.com/audio.html

*Supriyo Dutta
nato a Calcutta, supportato dalla famiglia inizia a soli cinque anni a studiare musica, inizialmente sotto la guida di Shri Bidhan Mitra e in seguito con Pandit Ramkrishna Basu, discepolo del leggendario Ustad Amir Khan, il capostipite della tradizione vocale Indore Gharana. Oggi Supriyo è artista affermato nel mondo del Canto Hindustani (sistema musicale del Nord India) e voce molto apprezzata tra gli amanti della musica classica non solo in India, ma anche Europa, Usa e Australia dove regolarmente si esibisce in vari concerti e prestigiosi festival. Il suo repertorio include composizioni in stile Khayal, Tarana, Thumri, Bhajan e Sufi e brani originali nell’ambito word music.
*Fonte:
Cos’è il Khayal
Il Khayal, o Khyal, è una forma di canto molto diffusa nella musica classica Hindustani ed è considerato tra i più alti punti di fusione tra la cultura indiana e quella persiana. Lo sviluppo della sua forma attuale si deve probabilmente ai musicisti della corte moghul Niyamat Khan, o Sadarang, e a suo nipote Firoz Khan, o Adarang, attivi nel XVIII secolo, ma alcuni studiosi ne fanno risalire l’origine fino ad Amir Khusro, leggendario poeta e musicista alla corte di Allauddin Khilji, Sultano di Delhi tra il XIII e il XIV secolo.
L’esecuzione in stile Khayal, o Khayal Gaiki, dipende in gran parte dalla fantasia dell’interprete e dalla sua capacità di improvvisazione, poiché la composizione originale diviene semplicemente una base sulla quale, all’interno delle convenzioni e della grammatica della musica hindustani, il solista ricama e improvvisa, a volte affiancato anche da una seconda voce. Si potrebbe definire il Khayal come una forma classico-romantica, che combina il classicismo del Dhrupad, forma solenne e più rigida basata su tematiche religiose, con il romanticismo del Thumri, forma classico-leggera che comprende canti romantici ed erotici, nel quale i versi sono dominanti rispetto alla musica, e il tutto viene ornato con numerosi elementi derivati anche dal Qawwali.
L’esecuzione di questo stile generalmente prevede 2 brevi composizioni, da 2 a 8 versi, chiamate Bandish, dove il testo, in origine prevalentemente in Hindustani, finisce però per perdere importanza rispetto all’improvvisazione basata sugli infiniti vocalizzi, Gamak, che possono portare ogni brano a durare anche 30 minuti o più. Letteralmente Khayal significa infatti fantasia, immaginazione e nelle composizioni di questo tipo si percepisce infatti tutto il fervore dei Rasa sentimentali, giacchè come ogni composizione classica indiana, anche ogni Khayal si appoggia su di un determinato Raga e prende il ritmo di uno specifico Taal, o Tala. Ognuna delle due composizioni si suddivide in genere in due parti: lo Shtay, che copre le note inferiori previste dal Raga, illustrandolo, e l’Antara, che esplora prevalentemente quelle superiori, riallacciandosi infine nuovamente allo Shtay.
Il o i solisti, come detto a volte in duo, esordiscono spesso con un Alap, sorta di introduzione improvvisata del Raga, per poi inoltrarsi nel primo Bandish vero e proprio, Bada Khayal, con ritmo lento, che nella seconda parte, più breve, Chhota Khayal, tende ad accelerare, appoggiandosi quindi a due Taal diversi pur all’interno dello stesso Raga. Un’ulteriore breve e rapida composizione di stile più leggero, Tarana o Thumri, può aggiungersi come finale. Ogni Gharana, scuola musicale, mette l’enfasi su una o l’altra parte di questa struttura-tipo, oppure ne altera anche la sequenza. Naturalmente oggi le contaminazioni tra Gharana sono frequenti, mentre fino a pochi decenni fa ai discepoli delle principali era persino vietato assistere a concerti di musicisti appartenenti a scuole diverse, per timore che potessero subire un’indebita influenza.
Gli strumenti che di solito accompagnano le esecuzioni di Khayal sono il tanpura e i tabla, ma a volte la formazione include anche il sarangi – ormai una rarità, data la difficoltà dello strumento – spesso sostituito dall’armonium, e al Sud il violino.
Fonte: www.guidaindia.com