Immagine : Karl Friedrich Scinkel, cielo stellato della Regina della Notte, 1815
Sono diversi anni che mi confronto con altrə cantanti e con altre voci, in genere bloccate e ancora sotto la pressione del giudizio. Chiedo sempre a chi incontro sulla mia strada:
- Cos’è per te la Voce?
- Cosa significa cantare per te?
Penso che siano domande a cui non si finisce mai di rispondere e che debbano essere sempre presenti nella nostra vita. Perché, a seconda delle fasi che stiamo attraversando, le risposte cambiano. La Voce cambia assieme ai cambiamenti del corpo e dunque ogni fase è molto peculiare, anche dal punto di vista fisiologico.
Fra le tante risposte, ho scelto di porre l’attenzione su queste: la Voce è un Mistero, la Voce è l’Anima, la Voce è Energia, la Voce è Potere e quindi anche una Responsabilità.
Cantiamo perché desideriamo raccontare una storia, perché desideriamo cullare e calmare i cuccioli della nostra specie, perché godiamo dell’espressione della nostra voce nel principio del piacere, oppure perché il canto ci porta in una dimensione fuori dal tempo ordinario che ci permette di comunicare con una parte profonda di noi e, eventualmente, anche con quella trascendente. Sentiamo un potere intrinseco in questo gesto, come se ci riconducesse al mistero dell’impulso primordiale creativo di tutto ciò che esiste.
Ogni tradizione religiosa/spirituale si esprime attraverso canti ed invocazioni per le divinità riconoscendo nel suono della voce un ponte di comunicazione privilegiato insieme alla danza e alla musica.
Il canto tramanda e plasma nel suo evolversi le identità culturali, sempre in dialogo fra passato e presente, attraverso non solo canti devozionali ma anche canti di celebrazione, lotta e liberazione, gli inni e le lamentazioni funebri, ninnananne ecc. accompagnando da sempre l’essere umano nella sua Storia.
Nel canto la voce riverbera come un sacrificio, in un atto estremo di non-attaccamento: una volta lasciata andare essa scompare nel silenzio, continuando a riverberare nelle memorie dei corpi (i dispositivi di registrazione sono un’invenzione relativamente recente della nostra storia). L’atto del canto ci ancora e ci radica nel Presente.
Ogni istante in cui cantiamo è unico e carico di senso, anche se non stiamo usando un linguaggio verbale (vedi Idioglossia). Durante questo atto il cantante ‘si trasfigura’ come se diventasse Altro da Sé o canale di qualcosa che lo attraversa, il canto non appartiene al cantante…ma ne è attraversato.
Nel canto collettivo possiamo essere toccati dalla vibrazione delle altre voci e percepire una realtà liminale, dove le barriere individuali si assottigliano oppure si dissolvono, permettendoci di percepire che siamo un Unico Corpo Vibrante.
Per comprendere la natura del Canto (così misteriosa e a volte inafferrabile) è necessario riconoscere la sua azione sul piano biologico, emozionale, simbolico e trascendente dell’essere umano, soprattutto nel momento in cui ‘lasciamo che accada’ e non condizioniamo il processo tramite aspettative dettate dall’ego.
Seguono altre considerazioni come insegnante di canto.
Alla luce di quanto detto, penso che il lavoro sulla tecnica, quello sulle emozioni e il vissuto del cantante debbano andare di pari passo. L’allievə dovrebbe essere nelle condizioni di far nascere il suo canto nel principio del Piacere: solo così può godere e far godere del proprio canto, soprattutto se su di esso gravano giudizi radicati. C’è da fare dunque un lavoro di abbandono delle aspettative e del controllo per poter accogliere la voce per come è e, solo successivamente a questa liberazione, iniziare a conoscere e padroneggiare lo strumento per esprimersi in modo autentico.
La Voce è l’intima parte di una persona, è come una creatura di cui prendersene cura insieme (allievə e insegnante), per farla crescere e fiorire, prendendo nutrimento dalle emozioni ed esprimendo ciò che prima poteva solo tacere (a causa della paura, del giudizio, dell’errore). Io sento nella fragilità e nell’insicurezza di certe voci la loro potenzialità e bellezza: il mio compito è quello di aiutarle nel processo espressivo, nel fortificarsi e liberarsi per come sono e nel loro pieno potenziale, non per come penso che dovrebbero essere. Questo porta a uno stato dell’Essere completamente privo di aspettative sulla performance, dove prevalgono la gioia e il piacere.
Se abbiamo nutrito, allenato, abitato la nostra voce e riconosciuto le emozioni che desiderano emergere nel canto senza farci sovrastare, nel momento della performance sarà tutto fluido, elegante, vero e pieno di significato.
Se ci accingiamo a scrivere canzoni e se avremo creato una forte connessione con la nostra essenza e verità, sentiremo la responsabilità di ciò che stiamo comunicando e di certo saranno canzoni in grado di avviare un processo di trasformazione e consapevolezza per noi stessi e chi le ascolta, saranno canzoni in grado di dare voce a chi non ce l’ha.
TROVARE LA PROPRIA VOCE
Non cantiamo per affermare la nostra bravura o il nostro bisogno di considerazione. Cantiamo per creare bellezza e stupore attraverso la Verità del vostro Essere. Per riuscire in tutto ciò dobbiamo trovare il coraggio di essere noi stessə, di trovare la nostra Voce (cercando di non imitare le altre) e di lasciarci andare al suo Mistero.
Scrivimi se vuoi fissare una chiamata conoscitiva con me : lechiavidellavoce@gmail.com
Clicca qui se vuoi info sulle Lezioni di Canto Online.
con amore e servizio
Datura Martina Lo Conte
Bibliografia essenziale :
(in quanto affiliata Amazon percepisco delle percentuali dalla vendita dei seguenti articoli)
Psicologia della Voce e del Canto: Dalle neuroscienze alle applicazioni cliniche, Francesca Galvani.
Le Tre Età della Voce link e-book, Magnani Silvia.
A nuda voce. Vocalità, inconscio, sessualità, Laura Pigozzi.
L’orecchio e la vita. Una ricerca su ascolto, linguaggio e comunicazione. Alfred A. Tomatis.
Bioenergetica, Alexander Lowen.
Il Misticismo del Suono, Hazrat Inayat Khan.
(In qualità di Affiliata Amazon io ricevo un guadagno dagli articoli consigliati in questa pagina)